I cani del canile sono meravigliosi! Beh, tutti i cani, anzi, tutti gli animali lo sono, ma i cani che sono ospitati nei rifugi hanno una caratteristica particolare. Il loro sguardo. Uno sguardo eloquente, profondo, triste, che dice: “cosa abbiamo fatto di male per essere qui?” Hanno un bisogno assoluto di affetto e di attenzioni. Passi davanti ai box e si aggrappano con tutta la loro forza e abbaiano con tutta la potenza della loro voce per farti capire che da lì vogliono uscire. Anche in un canile efficiente, dove volontari e responsabili della struttura lavorano in sintonia, per i cani le gabbie restano gabbie. Certo, piuttosto che trovarsi nei canili lager dove quelle povere anime vengono maltrattate, almeno in un canile “serio” hanno cuccia, pappe e coccole. Ma non è mai come essere a casa con una famiglia che li ami. Solo un’anima poco sensibile rimane impassibile davanti a tutto questo. Solo persone dal cuore arido li abbandonano destinandoli ad una vita in gabbia. E ne potranno uscire soltanto se riescono a trovare l’altra parte dell’umanità, quella veramente umana. E per fortuna esistono anche persone così, dal cuore grande e nobile. 

La prima volta che entrai in un canile piansi a dirotto. Fu per me straziante vedere e sentire tanta disperazione. Il mio Ricky aveva trovato noi, e in quel momento se ne stava beatamente sdraiato nella sua cuccia o sul divano, e loro invece erano lì, chiusi in un box, e le uniche carezze che ricevevano erano da parte dei volontari e dei gestori del rifugio.

Passò un po’ di tempo prima di tornarci, era stata davvero dura per me affrontare tutto quello. Mi feci forza e insieme ad un’amica e alla mia nipotina Venus che a quel tempo aveva circa sette anni, andammo in canile e diventammo anche noi delle volontarie. Il mio tempo libero allora era limitato al fine settimana, perciò il sabato pomeriggio lo dedicavo a loro, ai cani del canile. E qualche volta anche la domenica mattina. Mi sentivo utile, volevo dare del mio per farli sentire meno soli con una carezza in più, una passeggiata, un biscottino. I volontari sono davvero delle figure preziose, perché senza di loro nessuna associazione potrebbe esistere. Ma col tempo capii che più che dare, ricevevo. Sì, un piccolo contributo lo davo certamente, ma quello che ricevevo in cambio da quelle anime pure era molto più grande. Ricevevo amore puro, dedizione, una sensazione molto difficile da descrivere a parole. Bisognerebbe che ognuno provasse a fare del volontariato e allora potrebbe capire le emozioni che si sprigionano in quei momenti di condivisione. Però si deve essere molto forti, perché le lacrime possono scendere facilmente nel vedere certe situazioni, e a me sono scese parecchie volte… Poi mi riprendevo e andavo avanti. Riportarli nelle loro cucce dopo la passeggiata era tremendo, nel mio cuore li avrei portati tutti a casa con me. E’ stato molto difficile all’inizio accettare questo, poi ho imparato a conviverci, ma non a farci l’abitudine, perché non ci si può MAI abituare alla tristezza  dei loro occhi. Almeno questo per quanto riguarda le persone sensibili, certo magari agli altri non fanno effetto, ma chi decide di fare il volontario in un canile deve per forza avere una buona dose di sensibilità.

Ogni tanto c’era la Passeggiata a sei zampe, e allora i volontari partecipavano con alcuni cani del rifugio in modo che potessero essere notati da persone che non erano mai state in canile, e così avevano la possibilità di essere adottati. Oppure una bella festa in un grande parco della città dedicata completamente ai cani (questa volta non del rifugio), con tanto di giochi, sfilate e intrattenimento in cui l’associazione poteva raccogliere fondi per la struttura. E anche in questo caso il lavoro dei volontari era molto importante, per stare ai banchetti della lotteria o altro.

Artù e Marinella adottati da una mia amica dopo otto anni passati in canile. Qui hanno ancora lo sguardo un po’ spaesato che dice: “ma davvero ora abbiamo una famiglia tutta per noi?”
Felici loro di aver trovato una mamma d’oro!
Per un biscottino ti facciamo il ‘seduto’ mamy 🙂
Gioia, adottata da una mia amica qualche anno fa. Quando la portava in passeggiata, doveva prenderla in braccio perché era pietrificata dalla paura… E ora ride felice 🙂
Gioia in pista ciclabile
Io, soprannominata “zia biscotto”, con Mari e Gioia

Fu un periodo molto intenso, ricco di forti emozioni, un’esperienza che porto nel cuore. Poi per motivi personali mi sono allontanata dai rifugi, ma sono sempre rimasta attiva nel partecipare a manifestazioni, presidi, cortei. E non solo per i cani e i gatti, ma per tutto ciò che ha a che fare con la difesa dei diritti degli animali in generale. Vorrei poter fare qualcosa di più, a volte mi sembra di non fare abbastanza, ma poi mi dico che anche una piccola azione positiva porta i suoi risultati. E per loro, ci sarò sempre! Se vogliamo un mondo migliore, dobbiamo essere la voce di chi non ha voce!

Buona riflessione…

E come diceva il grande Tom Regan: ” DOBBIAMO SVUOTARE LE GABBIE, NON RENDERLE PIU’ GRANDI.”

Di che razza è? Razza canile!
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